SUL FUMETTO E ALTRE COSE…
Di un bresciano barbuto.
“Quando è nato il tuo amore per il fumetto?” Questa è la domanda che più o meno fanno tutti quando mi incontrano per la prima volta. E, come al solito, non so mai rispondere con certezza. La gente pensa che uno si svegli la mattina e si mangi i cereali al gusto “passione del fumetto” e wallà, è nato l’ennesimo scarabocchiatore seriale. In realtà è un processo lungo, fatto bendato e pieno di buche in cui “non sei tu a scegliere il fumetto, è il fumetto a scegliere te”. È simile alla bacchetta di Harry Potter, ma senza l’atmosfera magica e con nessuno attorno che ti applaude e ti dice che sei il prescelto. Comunque, andiamo per gradi.
Mi chiamo Leonardo Piantoni e sono un bresciano di classe 1990. Sono nato e cresciuto all’ombra delle vigne della franciacorta, una ridente e ubriaca zolla di terra a sud del lago d’Iseo, dove vivo tutt’ora. La mia passione per i fumetti nasce, guarda un po’, leggendo proprio dei fumetti. Beh, non proprio leggendoli. Mio padre a quattro anni mi comprava i Topolino e io, che non ero ancora un colto letterato, mi limitavo a guardare le figure. Come? Anche tu leggevi i topolino da girino? Ma tu guarda, abbiamo avuto gli stessi stimoli!
LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE!
Quattro tartarughe per…!
Sì, ok, a scuola ero bravino a disegnare, ma ti posso assicurare che non ero l’unico. Tutti più o meno erano capaci a usare la matita. Io, ad esempio, all’asilo ero un mostro nel fare le Tartarughe Ninja e alle elementari Dragonball. Altri sapevano fare i Pokèmon, le ragazze di solito scarabocchiavano Sailor Moon, e via dicendo. Al contrario di altri, però, la mia passione l’ho coltivata. Già alle medie facevo dei piccoli fumettini con eroi strambi circondati da donnine nude, spesso rapite da Bin Laden. Sapete, però, la cosa buffa? Tutto questo non mi ha mai dato lo stimolo di fare il fumettista nella vita.
Una piccola spintarella fuori dalla porta.
Sono sempre stato un lettore incallito di romanzi. Da quando ho imparato a leggere ho sempre vissuto con un libro in mano, e la mia fame di storie era pressoché infinita. La prima grande svolta, com’è avvenuta a tantissimi altri artisti negli ultimi cinquant’anni, è stato imbattermi in Tolkien. Il Signore degli Anelli sarebbe uscito al cinema di lì a poco, e io, incuriosito dalla cosa, me lo stavo già leggendo per bene. Ero folgorato: davvero un tizio si era creato da solo un intero universo, come se fosse un suo parco giochi? All’inizio non ci credevo. Fu allora che germogliò l’idea nella mia testolina da undicenne: da grande farò lo scrittore!
Eh, ragazzi, ne ho scritti di inizi. Ogni sera, prima di andare a dormire (e leggere), mi sedevo alla mia scrivania con carta e penna e iniziavo le mie mirabolanti storie. Certo, la fantasia non era ancora ben allenata e inizialmente partorivo evidenti scopiazzature famose che anche io facevo fatica a mettere a fuoco. L’importante, però, era scrivere sempre qualcosa.
Sui licei.
Tutta questa attività amanuense mi ha accompagnato fin tutte le superiori. Certo, ho fatto il liceo artistico perché, di base, ero ancora bravuccio a disegnare. Malgrado questo, io volevo fare lo scrittore!
Per la verità in questo periodo si rafforzò anche la mia passione per il cinema, e si sviluppò pure la malsana idea di fare il regista. Poi mi resi conto che con una videocamera e un paio di amici strambi non avrei mai raggiunto la qualità cinematografica per uscire in sala. Decisi di deporre le armi e di darmi sconfitto. In effetti tutta questa biografia potremmo chiamarla “sul perché non sono a Hollywood a fare il regista”, ma questa è un’altra storia.
DISEGNARE, DISEGNARE, DISEGNARE!
Leve volontarie e timida apparizione del fumetto…
La seconda grande svolta avvenne dopo la maturità. Conscio del fatto che diventare uno scrittore non mi avrebbe dato da mangiare, ero nel classico bivio in cui si imbatte un ragazzo di 19 anni. Che diavolo fare nella vita? Premettendo che studiare mi piaceva e che a scuola ero anche un mezzo secchione, di fare l’università non se ne parlava proprio. Non c’era nulla, in fondo, che mi piacesse davvero fare, e una laurea, nel mio caso, non sarebbe servita a nulla. Di questo ne sono convinto tutt’ora. Ero pronto a imbucare la lettera per il servizio di leva volontaria quando mi imbattei in una locandina piuttosto stramba. Scuola internazionale di comics di Brescia, nuova apertura. Come potete immaginare, strappai immediatamente il modulo militare e mi iscrissi ai corsi.
Scuole di fumetto e altri posti strani.
Fu proprio in una via laterale a corso Cavour che nacque la mia spropositata passione per il fumetto. Ho avuto la fortuna di conoscere uno dei miei grandi maestri, sempre pronto a dare consigli e suggerimenti preziosi. È anche per merito dei miei compagni di corso che ho sviluppato, giorno con giorno, un senso di reverenza verso questa forma d’arte. Devo moltissimo a Giuseppe Baiguera e ai ragazzi. Ci sono mille motivi per cui sconsiglierei una scuola del fumetto ad un aspirante artista, e magari ci scriverò un articolo più avanti. Resta il fatto che sono stato fortunato ad aver conosciuto persone simili.
Finiti i corsi ero pronto per diventare un professionista affermato. Io e altri ragazzi avevamo creato un blog per allenarci e promuovere i nostri primi lavori, ma il vero obiettivo era entrare nel mondo editoriale!
Porte sbattute in faccia.
Penso sia inutile dirti quante porte in faccia abbia preso in tutti questi anni. Quante ore in fila all’area Pro di Lucca Comics ed altre fiere per cercare di parlare con qualche editor, anche solo per dei semplici consigli, per poi essere scartato e ignorato senza spiegazioni. Quante volte abbia fermato dei professionisti per mostrare loro il portfolio e sapere cosa ne pensavano, e sentirmi rispondere che, anche se ne avevo la stoffa, i tempi non erano buoni, le paghe da fame e che sarebbe stato meglio provare a farsi conoscere all’estero. Ho mandato un sacco di mail a qualsiasi indirizzo mi capitasse sotto mano. “Non è compatibile con il nostro piano editoriale, saluti.“
In una situazione così desolante non mi stupisco che in molti dei miei compagni e aspiranti autori abbiano gettato la spugna. Già in questa vita caotica è difficile mantenere un obiettivo fisso da seguire, figuriamoci quando la strada davanti è sbarrata e il futuro particolarmente incerto. Per mia grande fortuna l’universo mi ha dotato della testaccia dura e insensibile di un bisonte, per cui, come puoi immaginare, non mi sono lasciato intimorire.
IN PAROLE POVERE…
…sul perché sono qui.
Siamo arrivati all’ultima parte della mia breve storia. Quella in cui, ormai sordo e indifferente ai lamenti di un mondo editoriale indisponente, prendo in mano le matite e realizzo il mio primo fumetto personale. Futura nacque così, in un settembre del 2016, quando il buon Leo si trasformò nel fumettista che ha una storia e se la produce. Inizialmente pubblicato pagina con pagina in un blog striminzito, Futura ha preso lentamente vita, e attualmente è letto e apprezzato da una discreta cerchia di appassionati.
Che cosa stai aspettando?
Dedico tempo ai fumetti ogni giorno, anzi, quasi ogni istante della mia giornata. Penso e ripenso a come impostare al meglio una determinata scena, e appena ho un attimo di tempo mi fiondo sul tavolo da disegno per illustrare le mie storie strampalate.
Una delle filosofie che mi ha portato a investire in questo sito è la creazione di una community. I lettori appassionati sono la vera forza di un autore, e l’unico modo per creare una base sana di persone è darle in pasto storie e contenuti di qualità. Se sei alla ricerca di un fumetto sopra le righe e vuoi supportarmi come artista, non devi fare altro che premere il pulsante qua sotto e iniziare a leggere!